Piove, piove piove...mi viene in mente una giornata piovosa e particolare di tanti anni fa. Particolare è dir poco, emergenza anche allora ma diversa. Era il 4 novembre e si sa cosa successe. Io ho vissuto questo evento drammatico con gli occhi divertiti di bambina, felice di non dover andare all'asilo, che non era certo il bel posto ludico di oggi.
Era un giorno di festa ma il nonno era andato a lavorare al bar, avrebbe fatto solo mezza giornata. Ma per l'immininte pericolo di tracimazione del fiume, la gente stava facendo mambassa di tutto quello che il nostro bar tabacchi drogheria vendeva e il nonno aveva telefonato a casa per chiamare in soccorso moglie e figlio. Il babbo, era tornato alle 2 di notte da una cena con amici al Girone, e aveva raccontato già di esondazione in campagna che aveva, ahimè, messo fuori uso la maggior parte della automobili dei suoi amici. Con intuizione e un tantino di culo, asciuga la calotta (riferisco il suo racconto senza sapere a cosa si riferisse) della sua millecento nuova, e riesce a partire. Arriva a casa e racconta a noi, annebbiate dal rincoglionimento del sonno interrotto, quello che aveva visto. Essendo lui solito scherzare, non ci avevamo dato tanto peso ma alle 7 la nonna ci aveva svegliato perchè il nonno aveva chiamato per aiutarlo con le vendite impazzite della mattina. Annunciava anche che l'Arno era “andato di fuori” e che quindi dovevano affrettarsi a passare il fiume per raggiungere il bar. Quindi partono e noi rimaniamo a letto come ogni giorno di festa e domenica. Una volta raggiunto il bar ci rassicura che stanno tutti bene dopodiché se ne vanno luce, acqua, gas e collegamento telefonico e apprendiamo dalla radio quello che stava succedendo. Scende in casa un clima di sospensione e di apprensione - cosa sarà successo, come faranno a tornare a casa- cosa mangeranno- ma come automi, zie, bisnonni e mamma continuano le loro faccende casalinghe a lume di candela laddove la luce grigia della giornata non riusciva ad illuminare gli spazi. Chissà cosa stesse accadendo in zona Statuto. La giornata si trascina verso il “tocco” e come ogni festa si apparecchia e si prepara per il pranzo, per fortuna era stato già tutto cucinato. Seduti intorno alla tavola apparecchiata parlando poco e in modo frammentario commentando la situazione, davanti a noi il vassoio con i crostini. Come ogni festa non potevano mancare e anche nell'emergenza e nella drammaticità della situazione calmarono i nostri appetiti e scaldarono i nostri cuori carichi come erano di preoccupazione e paura. Io adoravo e adoro i crostini con i fegatini di pollo e nonostante tutto ricordo quel giorno come una bella giornata diversa...anche perché a noi è andato tutto bene, tutti salvi, bar e auto compresi ma il racconto del babbo che passando il ponte alla Carraia aveva visto l'Arno a pochi centimetri e gli zampilli attraverso le spallette é ancora oggi un momento di meraviglia per chi non ha vissuto quei momenti.
CROSTINI DI FEGATINI
4 persone
- 250 gr di fegatini e cuori di pollo
- 1/2 cipolla bianca tritata finemente
- 2 acciughe diliscate e tritate o pasta di acciughe
- 2 cucchiai di capperi tritati
- 1/2 tazza di aceto
- 50 gr di burro
- 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
- 3 cucchiai di vino bianco
- Pepe nero
- Sale
- Pane per crostini del tipo "frusta"
Mettere a bagno i fegatini in acqua e aceto per almeno 1/2 ora. Pulirli bene togliendo ogni filamento, tritarli, tritare anche i cuori. Scaldare l'olio in una padella e farvi cuocere la cipolla a fuoco dolce insieme ai cuori tritati per circa 15 minuti. Aggiungere i fegatini e farli rosolare a fuoco vivace. Aggiungere il vino e farlo evaporare. Fra cuocere per circa 20 minuti aggiungendo se necessario un po' di acqua o brodo.
Togliere la padella dal fuoco e aggiungervi le acciughe, i capperi, il burro, sale, pepe e se necessario ancora aceto. Frullare.